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Le casate nobiliari di Roccaromana del XIX e XX secolo – Parte III

  • Storia

Roccaromana, piccolo paese di Terra di Lavoro, vantava numerose casate nobiliari che si sono succedute nel corso dei secoli. Ricordiamo infatti le famiglie Marzano, Arcamone, Di Capua e Paternò-Caracciolo nel XVI e XVII secolo e le famiglie Perrotti, Zarone, Peluso, Pecoraro e Rinaldi nel XIX e XX secolo. In questo breve viaggio riviviamo la storia dei palazzi nobiliari e delle famiglie che vi dimorarono.

Famiglia Peluso
Bello e particolare è il palazzo della famiglia Peluso, abitato nel corso del XIX da Guido Peluso e dalla moglie Errichetta Santagata, morta giovanissima nel 1858 e sepolta nella Chiesa della SS. Annunziata, dal cui amore nacquero 4 figli.

Lapide funeraria Errichetta Santagata Peluso

Uno dei figli era il marito della celebre ‘onna Pasqualina Palumbo, insegnante delle Scuole elementari municipali di Roccaromana per quasi 50 anni. Il palazzo comprende due ali, ai lati della strada, unite fra di loro da due ponti (uno in parte distrutto durante la guerra) che danno il nome all’asse urbano: via Ponte. Particolarmente interessante era la corte di ingresso e una piccola cappella gentilizia, divenuta deposito nel dopoguerra. Col passare degli anni il palazzo Peluso è stato smembrato e diviso ai vari rami della famiglia. L’adiacente via Peluso è chiamata così proprio perché già nel XV secolo il censimento dei fuochi citava la presenza di un nucleo familiare denominato Peluso.

All’imbocco della suddetta strada vi è, ancora oggi, un’abitazione che nel tempo ha subito notevoli rimaneggiamenti; fortunatamente è giunta fino a noi una delle testimonianze storiche più antiche del paese: la pietra sormontante l’arco d’ ingresso al palazzo con inciso il monogramma di Cristo IHS (motto dei Gesuiti).

Poco si sa dell’origine e della destinazione d’uso dell’edificio ma guardandone la pianta potremmo supporre che fosse un convento oppure appartenesse ai beni di quello Agostiniano, che divenne poi Ospedale di Beneficenza. Dati catastali ci informano che la famiglia Peluso, nel corso del XVIII secolo era proprietaria di gran parte degli immobili di Via Peluso; potremmo supporre quindi che questo edificio ospitasse la cappella gentilizia e/o le sepolture degli appartenenti al nucleo familiare.

Famiglia Pecoraro
Un altro Palazzo degno di nota è quello della nobile famiglia Pecoraro, abitato dagli eredi Peluso-Rossi che lo ereditarono da Luisa e Ferdinando Pecoraro. Bellissimo il giardino, i cortili e il ponte che unisce le due parti del palazzo (quella ereditata dai Rossi e quella passata alla famiglia Sorice, oggi di proprietà comunale). Di pregevole manifattura il pavimento in cotto degli interni e quello in pietra dei cortili.

Stemma posto sull’arco d’ingresso del palazzo “Anno Domini 1864- Ferdinando Pecoraro”

Passeggiando per le vie di Roccaromana si possono leggere le epigrafi a ricordo delle opere costruite o restaurate grazie alla generosità di queste famiglie.

Peccato che oggi poco sia rimasto di quelle dimore che hanno vissuto l’epoca quando ancora Roccaromana era un fiorente e vivace centro culturale, artistico e di avanguardia sociale. Il popolo era grato a queste famiglie e fra di esse eleggeva i propri rappresentanti politici dando loro piena fiducia, come prova il seguente foglietto di appunti che riporta i voti di preferenza ottenuti alle elezioni amministrative del 31/10/1920. Tra i più votati troviamo Alessandro Zarone, Pecoraro Ferdinando e i fratelli Diomede e Michele Rinaldi.

Alessandro Zarone restaurò la Chiesa della SS. Annunziata dando un gusto barocco alla navata centrale inizialmente gotica; Diomede Rinaldi avviò i lavori di realizzazione di molte strade extraurbane; Pasquale Perrotti fondò il primo asilo infantile froebeliano, per permettere ai bambini di Roccaromana di avere un luogo dove crescere, giocare e avviarsi allo studio; il Rev. Nicola Rinaldi, col suo grande ingegno e grazie alle sue potenti amicizie ottenne dal Re la gestione dell’ospedale di beneficenza che già risultava un esempio di sanità efficace e innovativa per quei tempi.

Un’altra prova di quanto fossero stimate e amate queste famiglie è una lettera inviata dalla Florida nel 1921 da Girolamo Attanasio al suo amico Alessandro Zarone, sindaco in quegli anni. Nel testo ne sottolinea le doti e le qualità, certo che si stia già dimostrando un ottimo sindaco.

Riporto il testo, scritto in versi, per l’interessante valore letterario:

E tale sei, o Colonnello eroico,
rampollo di una stirpe nobiliare
che in tempi più felici fu l’esempio
di gentilezza e di virtù preclari.
La nomina di onore ti si doveva qual solenne fede;
che agli antenati tuoi ancor si erede
e ci si nutre d’amore.
Chissà…fra breve io varcherò l’oceano
Ai patri lari un dì faro ritorno
E il mio primo pensier sarà di porgerti i lieti auguri.
Un sì lungo soggiorno in questa terra strana
Mi fa desiderar di riveder l’amata terra
Ove la mia Mamma è sotterrata,
la mia amata Roccaromana.
E trovero il villaggio simpatico
più gaio e progredito del passato,
poiché, io son sicuro, il nuovo sindaco
un’era più felice gli avrà dato.
E la devozione del popolo sarà perenne e vera per te,
O figura nobile e sincera, O Alessandro Zarone.

Girolamo Attanasio, dalla bella Florida, Gennaio 1921

Oggi purtroppo lo spopolamento dei piccoli centri urbani dell’entroterra ha colpito anche Roccaromana.

Ma è dovere di tutti custodirne le nostre bellezze, tramandare ai più giovani la storia, le tradizioni e ciò che è rimasto di un glorioso passato.

Il grande Raffaele Ricciardi, amante di Roccaromana, si considerava un suo figlio pur non essendovi nato e qui custodiva le amicizie più care. In un secondo libro che pubblicò nel 1893 denominato Frammento inedito dello statuto municipale di Roccaromana, nella prefazione ringraziava Pasquale Zarone per essere stato suo consigliere, mentore e editore del suo primo lavoro pubblicato. Nel ringraziarlo per il grande aiuto datogli, lo definisce il suo amico del cuore, perché sì, anche Raffaele Ricciardi nel petto aveva impresso il nome di Roccaromana.

Concludo questo piccolo lavoro in III parti riportando le sue parole, siano esse monito per tutti noi ad essere operosi come lo sono stati i nostri antenati, perché abbiamo avuto la fortuna di essere eredi delle glorie e della bellezza della Terra di Lavoro:

Gli eventi attuali non permettono di vivere inoperosi e la dignità della vostra origine, cittadini di Roccaromana, paragonata all’attività dei vostri predecessori, vi chiama al lavoro intellettuale e sociale, purché non vogliate essere degeneri dalla stirpe Sannita. E quando anche nati nell’epoca dove tutti corrono, vi sia duro camminare con gli altri, il tempo, che assai influisce e a cui è impossibile opporsi con la sua legge ineluttabile, vi comanda di progredire, e creare progresso, nel mondo della civiltà, e vi intima: Avanti!

E tu Roccaromana, che vivi vicino al sole, senza rimanere abbagliata […] sei espressione più bella di fronte a tutta la provincia di Napoli che ha argomento di onorarsi di te di fronte al resto d’Italia!!


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